LA LIBERAZIONE DELLA DONNA: LA SPECIFICITA' FEMMINILE – PARTE 4
Discorso di Sankara in occasione della giornata internazionale della donna a Ouagadougou l’8 marzo 1987
La donna è solidale con l’uomo. Tuttavia, questa solidarietà nello sfruttamento sociale di cui uomini e donne sono vittime e che lega la sorte dell’uno e dell’altra alla Storia, non deve far perdere di vista la specificità della condizione femminile. Questa oltrepassa le entità economiche, con forme peculiari di oppressione. Una peculiarità che ci impedisce di stabilire delle equazioni che porterebbero a riduzioni facili e infantili.
Senza dubbio, nello sfruttamento la donna e l’operaio sono tenuti al silenzio. Ma la moglie dell’operaio è inoltre obbligata ad un ulteriore silenzio, di fronte al marito operaio. In altri termini, allo sfruttamento di classe che è comune ad entrambi, per la donna si aggiunge una relazione con l’uomo, una relazione di opposizione e aggressione che prende pretesto dalle differenze fisiche per imporsi.
Occorre ammettere che l’asimmetria fra i generi è quello che caratterizza la società umana, e che questa asimmetria definisce rapporti di sovranità che non ci autorizzano a vedere immediatamente nella donna, anche all’interno della produzione economica, una semplice lavoratrice. Rapporti privilegiati, rapporti pericolosi che fanno sì che la questione della condizione femminile si ponga sempre come un problema.
L’uomo prende dunque a pretesto la complessità di questi rapporti per confondere le donne e trarre profitto da tutte le astuzie dello sfruttamento di classe per mantenere il proprio dominio. E così, d’altronde, che degli uomini hanno asservito altri uomini riuscendo ad imporre l’idea per cui erano superiori a questi ultimi, sulla base dell’origine della famiglia e della nascita, del "diritto divino". Era l’ordine feudale. In questo stesso modo, d’altronde, altri uomini sono riusciti ad assoggettare popoli interi, perché la loro origine, e le spiegazioni sul colore della pelle sono serviti da giustificazione "scientifica" per dominare quelli che avevano la sfortuna di avere un altro colore. Era l’ordine coloniale. Era l’apartheid.
Non possiamo non prestare attenzione alla situazione delle donne, perché e proprio questa che spinge le migliori fra loro a parlare di guerra fra i sessi quando invece si tratta di guerra di clan e di classi, da combattere, insieme, semplicemente nella complementarità. Ma bisogna ammettere che e proprio l’atteggiamento degli uomini a rendere possibile un tale annullamento dei significati e ad autorizzare ogni audacia semantica da parte del femminismo; qualcuna non è stata nemmeno inutile nella lotta che uomini e donne conducono contro l’oppressione. Una lotta che possiamo vincere, che vinceremo se ritroveremo questa complementarità, se la riconosceremo, se sapremo che vi siamo "condannati".
Intanto, occorre riconoscere che il comportamento maschile, fatto di vanità, irresponsabilità, arroganze e violenze di ogni genere nei confronti della donna, non può certo sfociare in un’azione coordinata contro l’oppressione di quest’ultima. E che dire di quegli atteggiamenti che arrivano alla stupidità e che in realtà non sono che un prodotto dei maschi oppressi i quali sperano di recuperare, brutalizzando la propria donna, un’umanità che il sistema di sfruttamento nega loro.
La stupidità maschile si chiama sessismo o machismo, una forma di indigenza intellettuale e morale, nonché di impotenza fisica più o meno dichiarata che obbliga sovente le donne politicamente coscienti a considerare come un dovere la necessità di lotta sui due fronti.
Per lottare e vincere le donne devono identificarsi con gli strati e le classi sociali oppresse: operai, contadini...
Per oppresso che sia, un uomo trova sempre un essere da opprimere: sua moglie. È una terribile realtà questa. Quando parliamo dell’ignobile sistema dell’apartheid, il nostro pensiero e la nostra emozione vanno ai neri sfruttati e oppressi. Ma dimentichiamo purtroppo la donna nera costretta a subire il suo uomo, un uomo che, munito del lasciapassare, si sente autorizzato ad altri "appuntamenti" prima di andare a ritrovare colei che l’ha atteso degnamente.
Pensiamo anche alla donna bianca del Sudafrica, aristocratica, sicuramente circondata dagli agi materiali, ma purtroppo macchina di piacere per quegli osceni uomini bianchi che per dimenticare i propri misfatti nei confronti dei neri non hanno altro che l’ubriacatura disordinata e perversa di rapporti sessuali brutali.
Inoltre, non mancano esempi di uomini progressisti che vivono allegramente nell’adulterio ma che sarebbero pronti ad assassinare la moglie per un semplice sospetto di infedeltà. Sono numerosi qui da noi questi uomini che vanno a cercare delle cosiddette consolazioni nelle braccia di prostitute e cortigiane di ogni sorta! Senza dimenticare i mariti irresponsabili i cui salari non servono che a mantenere amanti e arricchire i venditori di alcolici. E che dire di quei piccoli uomini, anch’essi progressisti, che si ritrovano a parlare in modo lascivo delle donne di cui hanno abusato. Credono cosi di misurarsi con gli altri uomini, o di umiliarli quando conquistano donne sposate.
In effetti, non si tratta che di piccoli esseri penosi di cui non avremmo nemmeno parlato se il loro comportamento da delinquenti non offendesse la virtù e la moralità di donne di grande valore che sarebbero state motto utili alla nostra rivoluzione.
E poi tutti questi militanti più o meno rivoluzionari, meno che più, che non accettano che le loro mogli militino o lo accettano solo per la militanza durante le ore di luce; e picchiano le loro donne perché sono uscite per una riunione o manifestazione di notte. Ah! Questi sospettosi, questi gelosi! Che povertà di spirito e che impegno solo condizionato, limitato! E forse solo di notte che una donna delusa e decisa può ingannare il marito? E cos’è questo impegno per il quale la militanza si ferma al calare della notte, per riprendere i propri diritti ed esigenze solo all’alba!
E cosa pensare poi di tutti quei giudizi sulle donne, sulla bocca dei rivoluzionari pia rivoluzionari? Giudizi come "materialiste, approfittatrici, commedianti, bugiarde matricolate, intriganti, gelose, ecc. ecc.". Tutto ciò è forse vero per certe donne ma lo è certamente anche per gli uomini! Del resto la nostra società allontana le donne da tutto ciò che è ritenuto serio, determinante, cioè al di sopra delle relazioni subalterne e meschine!