LA LIBERAZIONE DELLA DONNA: LA SPECIFICITA' FEMMINILE – PARTE 5
Discorso di Sankara in occasione della giornata internazionale della donna a Ouagadougou l’8 marzo 1987
Quando si è condannati come le donne ad aspettare il marito padrone per nutrirlo, e a ricevere da lui l’autorizzazione a parlare e a vivere, non rimangono - per occuparsi e crearsi un’illusione di utilità o importanza - che gli sguardi, i sussurri, le chiacchiere, gli sguardi obliqui e invidiosi seguiti da maldicenze sulla civetteria delle altre e sulla loro vita privata. Gli stessi atteggiamenti si ritrovano presso gli uomini che sono nelle stesse condizioni.
Delle donne diciamo anche che sono stordite. Ma non dimentichiamo che la donna, accaparrata o anche tormentata da uno sposo leggero, da un marito infedele e irresponsabile, dai problemi dei figli, e oppressa da tutta la famiglia, in queste condizioni non può avere che occhi stravolti che riflettono l’assenza e la distrazione dello spirito. L’oblio, per essa, diventa un antidoto alla sofferenza, l’attenuazione del rigore dell’esistenza, una protezione vitale.
Ma ci sono anche uomini immemori, e molti; gli uni persi nell’alcol e negli stupefacenti, gli altri nelle varie forme di perversità a cui si consegnano nel corso delta vita. Tuttavia, nessuno dice mai di loro che sono immemori. Che vanità, che banalità! L’universo maschile, in una società di sfruttamento, ha bisogno di donne prostitute; quelle che vengono sporcate e sacrificate dopo l’uso sull’altare della prosperità di un sistema di menzogne e rapine, non sono che capri espiatori.
La prostituzione non è che la quintessenza di una società dove lo sfruttamento è divenuto regola ed è il simbolo del disprezzo che l’uomo prova per la donna. Di questa donna che non è altro che il viso doloroso della madre, della sorella o della sposa di altri uomini, dunque di ciascuno di noi. È, in definitiva, il disprezzo incosciente che proviamo per noi stessi. Là dove ci sono prostitute ci sono "prostitutori" e ruffiani.
Ma chi va dalla prostituta?
Prima di tutto dei mariti che votano alla castità le loro spose per scaricare sulla prostituta la propria turpitudine e i propri desideri di stupro. Questo permette loro di accordare un apparente rispetto alle loro mogli rivelando la loro vera natura nel ventre della ragazza detta di piacere. Così, sul piano morale, la prostituzione diventa simmetrica rispetto al matrimonio. Ci si fa l’abitudine, sembra, nei riti e nelle tradizioni, nelle religioni e nella morale. È quel che i Padri della chiesa esprimevano dicendo: "Le fogne sono necessarie alla salubrità dei palazzi".
Ci sono poi i gaudenti impenitenti e intemperanti che hanno paura di assumersi la responsabilità di una famiglia con le sue difficoltà e che fuggono i doveri morali e materiali collegati alla paternità. Essi allora cercano l’indirizzo discreto di una casa chiusa come il filo prezioso di un legame senza conseguenze.
C’e anche la schiera di tutti quelli che, almeno pubblicamente e nei circoli dei benpensanti, mettono la donna alla berlina. Sia per una rabbia che non hanno il coraggio di superare, e cosi perdono fiducia in ogni donna, ormai dichiarata strumento del diavolo, sia anche per ipocrisia, per aver proclamato, troppo spesso e in modo perentorio contro il genere femminile, un disprezzo che quegli uomini si sforzano di assumere nei confronti della società a cui hanno estorto con l’inganno sentimenti di ammirazione nei propri confronti. Tutti nottetempo si incagliano a ripetizione nei bordelli finché talvolta la loro doppiezza non viene scoperta.
La debolezza dell’uomo si ritrova anche nella sua ricerca di situazioni di poliandria. Non vogliamo formulare alcun giudizio su questa forma di rapporto fra uomo e donna che certe civiltà hanno privilegiato. Ma possiamo denunciare il caso dei parchi di gigolo cupidi e fannulloni mantenuti da ricche dame.
In questo sistema, sul piano economico la prostituzione può far confondere prostituta e donna sposata "materialista". Fra la donna che vende il proprio corpo in quanto prostituta e la donna che lo vende nel matrimonio, la sola differenza consiste nel prezzo e nella durata.
Tollerando l’esistenza della prostituzione, mettiamo tutte le donne nella stessa condizione: prostitute o sposate. La sola differenza che la moglie legittima, pur oppressa, in quanto sposa beneficia almeno del sigillo di onorabilità che conferisce il matrimonio. Quanto alla prostituta, non resta che l’apprezzamento mercantile del suo corpo, un apprezzamento che fluttua sulla base del valore delle borse fallocratiche.
Non è forse un genere che acquista valore o lo perde in funzione del grado di turgore del suo fascino? Non è forse retto dalla legge della domanda e dell’offerta? La prostituzione è una sintesi tragica e dolorosa di tutte le forme di schiavitù femminile. Non dobbiamo dunque vedere in ogni prostituta lo sguardo accusatore che si rivolge a un’intera società. Ogni ruffiano, ogni uomo che si accompagna a una prostituta gira il coltello in questa piaga purulenta e aperta che imbruttisce il mondo degli uomini e lo porta alla perdizione. Dunque, combattendo la prostituzione, tendendo una mano di soccorso alla prostituta, salviamo le nostre madri, le nostre sorelle e le nostre mogli da questa piaga sociale. Salviamo noi stessi. Salviamo il mondo.