LO SAI COSA TI SPALMI?
Incontro sulla cosmetica consapevole
Sabato 28 Febbraio 2015Cristina e Debora sono andate a Pasian di Prato ad un incontro dal titolo "Lo sai cosa ti spalmi?" - Come riconoscere prodotti cosmetici sani e a basso impatto ambientale, come leggere le etichette dei cosmetici, come decodificare in maniera critica la pubblicità e riconoscere le informazioni ingannevoli con Luigi e Lucia titolari del laboratorio La Saponaria di Vallefoglia (PU) lasaponaria.it. Gentilmente hanno voluto condividere con noi quello che hanno scoperto.
Cari Gasisti, Debora ed io siamo andate all’incontro ed ecco il resoconto.
(chiedo scusa per eventuali errori, non ho studi di chimica alle spalle)
I grandi cambiamenti nascono dai piccoli gesti: anche la scelta quotidiana di un prodotto per la cura della persona ha conseguenze importanti sulla salute e sull’ambiente. Facciamo scelte responsabili nel rispetto della vita di ogni essere vivente, per consegnare ai nostri figli e alle generazioni future un ambiente più pulito.
-Come introduzione al tema: il video “La storia dei cosmetici” di Annie Leonard, che si va ad unire agli altri, La soria delle cose, La storia dell’acqua in bottiglia, La storia dell’elettronica….
-Come esempio di pubblicità fuorviante: dal 2005 nella Comunità Europea i prodotti finiti non sono testati sugli animali. Diversa la questione rispetto alle materie prime: tutte sono state testate sugli animali e rispetto ad esse è ormai presente uno storico degli effetti e delle contro indicazioni. Le nuove materie prime, che quindi non hanno ancora uno storico di riferimento, sono per lo più testate in vitro. Apporre quindi una etichetta “non testato sugli animali” suggerisce una diversità inesistente di quello specifico prodotto rispetto agli altri.
-Dal 1997 è obbligatorio, sempre all’interno della Comunità Europea, esporre l’INCI (l’elenco delle materie di cui è composto il prodotto), in cui è utilizzato un linguaggio comune, il latino per i nomi erboristici, e viene seguito un ordine decrescente degli ingredienti. Per questo al primo posto di solito si trova l’acqua. Gli ingredienti presenti in quantità minore all’1% sono elencati in ordine sparso. Vista la quantità minima, può essere di difficile rilevazione.
-Luigi ha organizzato l’esposizione per punti e quindi la seguo anch’io:
1.CONSERVANTI (importanti xchè garantiscono stabilità micro-biologica)
2.GRASSI, PETROLATI, SILICONI
3.EMULSIONANTI
4.TENSIOATTIVI
5.COLORANTI E PROFUMI
Cominciamo:
1.CONSERVANTI:
Per es. metyl- ethyl- buthyl- propyl- paraben. Cioè i PARABENI. Sono cancerogeni, allergizzanti, si accumulano nei tessuti. Per il buthyl- e prophyl- ci sono prove che danneggino la fertilità maschile. Dal 2015 ethyl- e buthyl- resteranno solo nei prodotti a risciacquo e in percentuale molto bassa. Quindi sono da evitare, soprattutto nei prodotti per i bambini.
Per es. EDTA. Usato come antiossidante, solubilizza i metalli pesanti, cioè li disperde nell’acqua. Così dalle creme che ci spalmiamo, passano nell’acqua e nell’ambiente, entrando nella catena alimentare attraverso gli animali acquatici e poi dentro di noi, come ultimo anello della catena, accumulandosi nei nostri tessuti. Da evitare.
Per es. imidazolidinyl urea, 2 bromo 2, nitropropane-1, 3-diol, triclosan, bht…. Tutti da evitare.
OK INVECE: i sorbati, benzoati (usati da 40 anni nell’industria alimentare, quindi ampiamente testati), il fenossietanolo, gli olii essenziali. Tutti i conservanti tendono ad essere allergizzanti, devono attaccare la parete cellulare del batterio per tenerlo sotto controllo, quindi anche le nostre cellule sono esposte alla loro azione. Importante trovare quelli meno pericolosi.
2.GRASSI PETROLATI SILICONI
I grassi possono essere di origine animale (per es. sodium tallowate), cioè sono sottoprodotto dell’industria alimentare, come tali da evitare se consideriamo anche gli animali come soggetti di diritto: diritto alla vita, al non sfruttamento. Oppure possono essere grassi di origine vegetale, positivi in sé, ma si impone una critica almeno di tipo ambientalista. La coltivazione della palma per estrarne l’olio è responsabile di grave disboscamento e danni socio-culturali nell’est asiatico. Se non si riesce ad evitarne l’utilizzo, perché materia molto versatile, è eticamente accettabile solo in piccole quantità.
I petrolati e i siliconi, (per es. paraffina, petrolatum, dimeticone, siloxane…) entrambi ovviamente derivati dalla lavorazione del petrolio, danno consistenza setosa ai prodotti e l’illusione della morbidezza della pelle. Si distinguono tra loro solo per il prezzo di produzione, più economici i primi, più cari i secondi che quindi finiscono in prodotti di fascia medio alta (da profumeria). Entrambi occludono i pori della pelle formando un film responsabile dell’illusoria sensazione. Non sono bio-compatibili (allergizzanti) né bio-degradabili, finiscono nei corsi d’acqua, in generale nell’ambiente.
3.EMULSIONANTI
Per es. peg (polyethilene glycol), beneth-10, C30-50, pareth-40, ceteareth-10, isosteareth-2, laureth-20, oleth-10… In sostanza, tutti quelli che terminano con TH. Si tratta di molecole etossilate, cioè si parte da una sostanza vegetale a cui viene agganciato un prodotto petrolchimico, per es. l’ossido di etilene nel caso del PEG, cancerogeno. Il numero vicino al nome indica la quantità della parte petrolchimica. Ovviamente queste sostanze così modificate non sono più biodegradabili e sono tossiche. Al loro posto sono da preferire le molecole non etossilate, cioè quelle che terminano in YL, per es. cetearyl alchool, steayl, cetyl…
4.TENSIOATTIVI così detti perché capaci di modificare la tensione superficiale delle molecole dell’acqua, in questo modo la goccia d’acqua anziché rimanere in forma, si espande e copre più superficie. Le molecole del tensioattivo sono formate da due parti, da acqua e da sostanza grassa perché quest’ultima si deve legare allo sporco e poi tramite il risciacquo deve portarsi via tutto. La schiuma che vediamo è la conseguenza dell’emulsione dell’acqua e dell’aria.
Anche qui da evitare quelli che terminano in TH, per es. sodium laureth sulfate (SLES) e invece preferibili quelli che terminano in YL, per es. lauryl glucoside, cocoamphoacetate, sodium lauryl glutamate… Questi ultimi non sono cancerogeni, sono vegetali, quindi biodegradabili. Restano comunque sostanze aggressive che vanno ben bilanciate nella formula chimica.
Biodegradabilità indica la capacità dei batteri di trasformare una sostanza in sostanze più semplici. Se immettiamo in natura molecole non esistenti naturalmente o anche se esistenti sono in quantità eccessiva, i batteri non riescono a portare a termine questa funzione.
5.COLORANTI E PROFUMI
I coloranti vegetali sono solitamente poco usati perché poco stabili. I coloranti sintetici sono allergizzanti, per loro esiste un Color Index (CI) per decifrare di cosa si tratta attraverso il numero con cui il colore è espresso. Di solito tinte forti indicano coloranti sintetici.
I profumi sintetici derivano anch’essi dal petrolio, sono indicati come “Parfum”. Da preferire gli olii essenziali che oltre al profumo donano anche le loro proprietà. Quanto in coda all’Inci troviamo indicati: geraniolo, limonene, linalolo… per legge bisogna indicare queste sostanze, se contenute, perché potenzialmente allergizzanti. Se nel prodotto è contenuto olio essenziale, queste sostanze sono estrapolate dall’olio. Se è presente Parfum, allora sono estrapolate dalle sostanze di sintesi.