PRATICHIAMO IL FUTURO - PARTE 12
Un'idea di resilienza e sostenibilità
Il lavoro dovrebbe essere straordinariamente riveduto nell’ottica di questo nuovo mondo in grado dal nostro punto di vista di liberarci dai giochi del consumismo, dell’avere a tutti i costi e del lavorare per avere altrimenti non si è nessuno. Il concetto cardine è quello secondo il quale, in luogo del lavoro salariato, dovremmo cominciare a pensare di far crescere un'altra tipologia di lavoro che al posto di offrirci la consolazione in denaro a fine mese ci offra già ciò che solitamente con il denaro andiamo a comprare, ma in più moltissimo altro che il denaro non ci potrà mai dare; la possibilità di costruire reti sociali, rapporti comunitari, senso civico, aiuto e cooperazione.
Una volta non esistevano molti problemi che al giorno d’oggi si sono manifestati per l’obbligo del lavoro salariato. I bambini venivano accuditi dalle famiglie, perché c’era sempre qualcuno in casa, gli argini venivano falciati dai contadini per le loro bestie senza dover ricorre a migliaia di ettolitri di gasolio, la vendemmia era una festa che dava da lavorare a tutti, così come l’uccisione del maiale. Se serviva qualcosa il prestito non era una forma svilente di attività umana, bensì il contrario, oggi il prestito (non inteso come finanziamento) è da pezzenti perché indica l’impossibilità di comprare, la mancanza di denaro.
Le persone che ci stanno intorno e noi stessi siamo stati cresciuti per mettere il lavoro al primissimo posto, in modo da poter guadagnare abbastanza denaro da spendere nel soddisfare bisogni in grado di darci di più, di palliare la delusione, lo stress, l’insuccesso, tutto ciò a discapito della salute, delle relazioni, delle proprie passioni, della propria vita insomma.
Su un social-network ho letto la riflessione di una ragazza che dice: “Nel mio caso adoro le mie 4-5 ore di lavoro, perché oltre a farmi vivere, (durante il lavoro io vivo, cresco, mi modifico, imparo) mi danno moltissimo tempo da dedicare alle mie passioni a tutto ciò che sono riuscita a far stare fuori dalla mera logica economica del denaro e della compravendita. E se ci penso lavoro 1/5 della durata di una giornata, un tempo splendido per poter fare molto altro. Il fatto che questo "altro" sia anche improduttivo (riposo, danza, creatività, lettura, amicizie...), ma in molti casi produttivo (fare le cose da se e in comunità, coltivare il proprio cibo) mi dovrebbe fare sentire in colpa secondo la società in cui viviamo. Io sto costruendo una casa e una famiglia, ci vogliono molti soldi per potersi realizzare, e nel mondo in cui viviamo non è ammissibile perdere tempo... e così, con questi ragionamenti, che siamo diventati schiavi dei soldi e del lavoro”. La schiavitù si è trasformata nei secoli. Maggiori diritti da un lato per noi occidentali, a discapito comunque sempre dell’altra parte sfruttata del mondo che ci SERVE, ma in ogni caso impossibilità di vivere realmente liberamente. Penso a mamme e papà che lavorano 10 ore al giorno per poter far "vivere" i propri figli irrimediabilmente cresciuti da altri. Vogliamo veramente questo stile di vita che in cambio di un agio apparente ed effimero e che durerà ancora per pochi decenni sta distruggendo l’uomo come animale sociale e il pianeta che lo ospita assieme a miliardi di altre creature di pari dignità e valore? O vogliamo essere liberi di scegliere dove mettere le nostre priorità, che possono essere certamente il lavoro, ma anche la cura della propria persona, la famiglia, una particolare passione. Quando il proprio lavoro permette di poter scegliere si ha veramente la possibilità di vivere! Altrimenti si è solo una nuova generazione di schiavi!”.
Il modello di aspirare a comprarsi il SUV o lo l'ultimo ritrovato tecnologico è un modello socialmente conflittuale, ambientalmente costosissimo, che costringe le persone a lavorare molto di più, o più spesso a sfruttare il lavoro degli altri, per pagare a se stessi questi benefit. Se noi ce ne sbarazzassimo potremmo anche lavorare di meno.
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