PRATICHIAMO IL FUTURO - PARTE 9
Un'idea di resilienza e sostenibilità
Abbiamo un territorio, che infrastrutturato in maniera caotica e interessata, è stato reso molto fragile nei confronti dei cambiamenti climatici, abbiamo un agricoltura che non è più in grado di sostenere noi stessi; sembra necessario dopare il terreno, i prodotti agricoli, i loro geni in modo che sfamino tutti, facendoci crescere, magari al di la delle possibilità naturali, ovvero delle possibilità di buona e durevole accoglienza da parte del pianeta Terra.
Pochi sanno che negli ultimi anni i grandi paesi emergenti (Cina, India, Brasile) stanno acquistando interi pezzi di Stati in Africa e nel sud est asiatico in accordo con i governi locali, in cambio di pochi denari, spazzando via migliaia di contadini dalle loro terre per potersi garantire l’approvvigionamento alimentare nel futuro prossimo. Dove ci porterà tutto ciò?
Dovremmo cercare di ricucire i rapporti con il territorio, inteso come l’intorno kilometrico in cui abitiamo. Sappiamo come si chiamano le persone che abitano intorno a noi? Sappiamo che magari sono brave in qualcosa in cui non riusciamo e ci potrebbero aiutare, come ad esempio noi potremmo aiutare loro in qualcosa in cui riusciamo bene, il tutto in un rapporto di COOPERAZIONE. Sono molte le risorse economiche che potremmo risparmiare, molte le relazioni sociali positive che potremmo instaurare, molto il tempo che potremmo “perdere senza paura di doverlo perdere”. Perché semplicemente il denaro avrebbe un altro valore, certamente minore rispetto a quello che oggi vogliamo dargli, visti i rapporti di comoda dipendenza in cui ci troviamo.
Dal nostro punto di vista dobbiamo fare delle nostre città dei luoghi che non siano legati soltanto all’arrivo di merci da oltre oceano, o dalla Lisbona-Kiev parlando di TAV, e restituiscano poi soltanto grandi quantità di rifiuti. Questo elimina, (è successo ormai da tempo) la produzione locale, l’artigianato, che oggi avrebbe gli strumenti anche tecnologici di rivivere un nuovo Rinascimento. Esistono vari progetti in fase di studio, o già sviluppati che dimostrano come la riattivazione di circuiti sociali e comunitari di cooperazione territorialmente collocati (vedi le proposte di Rob Hopkins, Alberto Magnaghi e Dipak R. Pant) possono portare benefici non solo dal punto di vista ambientale, ma anche da quello delle modalità di vita delle comunità coinvolte, del benessere delle persone che vi prendono parte.
- Tags: ambiente, consumo critico, crescita, Decrescita Felice