RANA PLAZA
Tra i panni sporchi del Bangladesh
Segnaliamo un'interessante reportage realizzato da Riccardo Staglianò per Il Venerdì di Repubblica sul caso Rana Plaza. Il giornalista, oltre a ricostruire l'accaduto e tutto l'iter degli accordi internazionali, ha trovato tra le macerie anche documenti e etichette del marchio KAPPA. Sul sito di Repubblica puoi trovare anche un webdocumentario che ricostruisce i temi del reportage.
DACCA. La stanza dalle pareti di latta è in penombra. Sul letto matrimoniale, sormontato da un'imponente testata di metallo, è accasciata una ragazza. Sopra una blusa rossa a fiori bianchi porta uno scialle grigio. Considerato che fuori sono quarantatré gradi e dentro, se possibile, qualcuno di più, quest'ultimo dettaglio sembra il più assurdo. Di tutto c'è bisogno, in questa baracca arroventata di Savar, nella periferia industriale di Dacca, meno che di coprirsi. Apparentemente. Rozina Begum, ventitré anni all'epoca dei fatti, lavorava nell'edificio noto come Rana Plaza. Cuciva dalle otto di mattina alle dieci di sera, a volte mezzanotte. Un bel po' di straordinari che, per gli standard locali, le fruttavano una piccola fortuna: 125 dollari. Ma che una volta spalmati si assottigliavano a una ventina di centesimi l'ora. La mattina del 24 aprile 2013, al momento del crollo, sono morte 1129 persone e rimaste ferite 2515, il pavimento si è aperto sotto i piedi e il soffitto si è richiuso addosso. Un braccio le è rimasto sotto un pilastro. Per due giorni i soccorritori, cercando di non far franare tutto, hanno provato ad estrarla. Alla fine le hanno passato una sega: "Usala o morirai".
Ora lo scialle si alza un po' e sbuca un moncone. Questa giovane donna ha lo sguardo di una centenaria rassegnata. Dice: "La mia vita è finita. I marchi per cui lavoravo pensino almeno a mia figlia e le pachino la scuola perchè abbia un futuro diverso. Nel suo mestissimo appello cita Benetton, Manifattura Corona e Primark. Il gruppo irlandese è l'unico di cui ha avuto notizia. Sul suo telefonino, attraverso il sistema di pagamenti telematici bKash si è materializzato un bonifico da 410 euro. Poco, ma meglio di niente.
Primark, con 8 milioni di dollari già staziati, è anche il primo firmatario del Donor Trust Fund, l'impegno sottoscritto da una ventina di marchi internazionali, sotto la supervisione dell'International Labor Organizarion, a risarcire i sopravvissuti o i familiari degli scomparsi.
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